Cento 78
Più non so il tuo nome da quando ripeterlo è il mio
scanno, il letto, la tavola, il patto.Una zappa che
vanga lettere alla rinfusa senza mai dissolverne il senso.
E' come se alla memoria venisse meno la tua carne
ogni volta che ti assaggia. Più non so se hai macchiato
tu la mia anima o se fu lei, inciampando, a tuffarsi nella
pozza del desiderio che non andava espresso, piuttosto
circoscritto: testa di suora spaiata dalla clausura, educanda
in marcia senza condotta. Più non so come tante cose
si erano prese la briga e la briglia della tua pelle, che io
so evasa da crateri e non da carceri. Al tuo cuore
da mangiafuoco avrei trovato un antidoto: vorrei venisse alla
mia festa di saltuarie inondazioni, di epidemie e candele.
Vorrei mi vedesse imbarazzata dai numeri che osservo, con i dadi
stretti in una mano a supplicare il giorno della mia mossa.