Cento 81

Devo trovare il verso nel letto, anche solo
quattro lettere che dormano bene: forse
tace, meglio pace. Cambiarne la testa
non ne modifica la reputazione. 
Ho bisogno di girare le ossa nella direzione
che le acquieti, assordando la fitta
che mi morde il sangue.  Devo soprattutto
coprire la macchia, sto a  pancia in giù
e se qualcosa deve nascere,  verrà buia
come la manna di cui si è saziata. Mi hanno
colpita in un giorno d'autunno, hanno girato
tre volte intorno al mio nome per trovare
la porta distratta, io credo sia stata la "e",
la " a" è sempre stata un'onesta badante.
La " E" è giovane e poco scaltra, arrossisce
alle lusinghe da stagione inattesa. Così mi
hanno scardinata, l'effrazione  ha un'arte di mesi.
Ma adesso che ho dato ciò che dovevo, più non
ricordo la combinazione del mio inchiostro,e come
si mettono i punti dove la frase ha i vetri infranti.
E la vergogna che sento mi avvicina le ginocchia
allo sterno come guardiani, fa un elmo dal palmo,
una lancia dagli occhi.  Non guardatemi, non
chiedete. Non ho colto in flagrante il più
abile fra i ladri, o forse si. L'ho visto, conosco
il suo volto, la destrezza, il suo indirizzo ha
chiodato la mia pelle, ma non ne darò l'impronta.
Che venga pure a farvi visita: io non confesso.