Cento 85
Te ne intendi di solchi, per questo mi pianti da mesi ed ora
pretendi di smascherare il trucco che traveste il germoglio
e lo attarda. Non buciarmi: ho dormito scoperto dalla semenza,
con una vanga per culla. Cura la mia vermiglia acerbezza e
spazza dai viali la matassa dei giorni con uno schiaffo alla
morte che mi procuro. Se sai come si corteggiano le stelle
senza ingelosire la notte, come spinare le parole appuntendole,
tirami il cuoio dal cuore per farne una redine che tagli il galoppo.
Tu sai di me quello che non conosco, la fortezza del mio pudore
si è arresa in tre parti per compiacerti almeno con una.
E più mi rinchiudo in una segreta, più mi volto sperando che
tu mi abbia seguita e spiato dove pende la chiave che mi evade.
Sono carceriera e prigioniera, mentre sconto la pena che mi
sono assegnata, ti taccio la falla perchè tu la dica una porta.