Cento 87
Il nostro amore cammina accostato ai muri: forse ha rubato,
ma non è mai colpevole abbastanza. Sta in punta di piedi
ma non fa piroette, poggia appena il tallone e lo redarguisce
se tenta un rumore. E' in equilibrio perenne per prepararsi
a cadere. E' un mulo senza zavorra, un'ancora astemia.
La sua occasione è ammuffita al banco dei pegni:
io ero là imputata della nostra amputazione avvenuta
quando ancora non ci sfioravamo. Le nostre pelli
erano vicine di casa ma le hanno condannate
all'esilio perchè l'ingranaggio obbediente spaventa.
Meglio ciò che incancrenisce di ruggine, che dissipa
l'oliatura come un peccato guarito. Il guasto
rassicura, commuove. Ci dicono mal funzionanti
e sono pronti a redimerci, ma del loro dissesto.