Cento 9
A volte non dovrei scrivere: perdo troppo sangue
e la pagina esonda, la pagina annega.
E poi è quasi Marzo: non so cosa siano
questi chicchi d'inferno, di grandine nera
con cui pretendo poesia.
Meglio tacerli, torcerli di un solo silenzio.
E poi è quasi Marzo: la notte si sfalda dai
ceppi del giorno in ritardo, la gente si aduna
dove arriva la brezza, così si accoglie la
stagione dei frivoli orpelli, degli ultimi sbagli.
A volte non dovrei scrivere se non posso
darti del bene: piuttosto devo fermarmi
a raccogliere la tua bellezza di campo.
Ne farò una cesta, metterò in tavola
il tuo sorriso, al centro del mezzodì,
tutto intorno la fame che mente.
Non serve un argano a sollevare la voce al vento:
ogni seme con te diverrà ala.