Cento 97

Troveranno l'indizio, ho requisiti sfacciati che
denunciano la tua carne. Faranno indagini di routine,
una scuola per topi, se si soffermeranno sulla mia gola,
scorgeranno come sotto la pelle ancora punge la lettera
che inaugura il tuo nome. Sta dritto là, lo spuntone che ti ricorda,
l'albero maestro dove dirigo l'onda della saliva e tutto ciò che
mastico ci gira intorno, lo scafo sente gli scogli.
E' un boccone che pasteggerò fino a demolirne il nervo , per sfiorirne
ancora un poco la resistenza e cavarne avida l'ultimo sapore.
Cosa credevi facessi quando maciullavo in silenzio? Ti tengo
come un bolo, ho fatto incetta dei tuoi odori, memorizzato la piega
del tuo braccio, so l'origine di tutti gli angoli,  l'ombra pia delle
dita inginocchiate al palmo, ho fatto scorta delle tue mosse
velocemente, come prima di un assalto, di un cataclisma previsto.
Ho fiuto di cavalletta.  Chi arriverà dopo non lascerà  niente,
sei pietanza che non si concede e non si divide. Chi assaggia
si sfama solo fino al prossimo morso.  Presto, presto, bisogna
far presto! Ho ripulito bene la scena del relitto: adesso anche il
letto mi sembra colpevole, una  badante distratta a cui sei sfuggito.
Sono stata brava? Le lenzuola che sanno? Il cuscino sa addormentare
un segreto? Questo  è il reliquiario a cui lucido la faccia:
io sola  so dentro il miracolo della tua comparsa.