Certamente vincerò
Certamen te vincerò;
tra dite le torri antiche
par che dican ancora no,
e tra volgo
s’eleva ‘l mio ingegno,
e tra le torri, fin su le torri,
una scia di luce disegno,
di segno truce è la croce
su in cima par che tace
il cristiano sguardo, e
mi perdo tra fiumi di fumi
ancora vivi d’una città
che si rimbocca i guanciali
per coricar la virtù
che ormai trabocca di mali,
che mali non sono.
E sarà la notte più dolce,
tra note stonate, son nate
sonate di ombre che d’ambra
mi vestiranno, appena giorno,
di luce nuova e di luci
incontrate, distratte, mai nate,
di occhi e bagliori, sorrisi
intrisi di lacrime e tristi piaceri,
di me, sol per sentirmi
un pò migliore di chi in realtà
non sia, niente; e guardo
e mi perdo tra grappoli più dolci
del pianto in silenzio
di anime sole che, sole,
moriranno come usanza
ogni giorno, un giorno di più,
e sapranno farlo ancora nel ritorno
ed in eterno, e, senza dirle
ma pensando, diranno le più belle parole,
mai dette, mai scritte.
Certamen te vincerò;
per chi? Perché se così,
così non fosse sarei solo una macchia
di cui si sporca sol me stesso;
sarei silenzio assenso anch’io, come
i silenzi ch’incontro, mentre conto
gocciole lente d’assenzio, e,
dal bicchiere della mia esistenza
par ch’io ti penso,
Fransisca, che sei tra me, con me come
pelle d’inverno viva, perduta e per sempre;
per versi noi due ameremo ancora noi,
di versi ci ameremo come allora,
e, come alloro di su le tempie,
m’empie una grazia, che sazia
smanie d’oro;
e amor te amerò a morte, e te, vivrai,
io, in te mille volte ancora rinascerò,
e son sicuro, anzi certo,
che certamen te vincerò.