Checché se ne pensi, c'è ancora tanto da scrivere

Scivola l'inchiostro
lungo le ore delle attese,
lasciando nel vivere
giochi d'emozioni
e illusioni d'eterni sogni.
Scrivo e urlo
per non perdere la memoria
della realtà che mi attornia,
per rivelare ai giorni
la mia fedeltà a questo mondo,
per donare al mio piacere
l'ardore dell'amore
che vince sulle cattiverie.
E scrivo ancora e urlo
con le braccia protese al Cielo,
per mettere in gioco il mio sentire,
per spezzare le inique catene
che legano l'immoralità alla vendetta,
la tristezza,
che per questo avvince i cuori
alle infermità subite,
le primavere degli usignoli
agli inverni dell'anima,
le estati delle passioni
agli autunni della mente.
.
Cesare Moceo da Cefalù al mondo quasi 71n poet‐ambassador t.d.r.