Ci ebbe in trasporto un verso
Ci ebbe in trasporto un verso e la sua scia
affine sulle bocche, poi un umore
frusciato dentro i sassi da nastìa
di voce e ancora goccia quel lucore.
Di tregua il suono è nome da scolpire
e il fiato che si trema non ha estremi
se non steli di cere ‐ e traccia spire
di un’immanenza al raggio che non temi.
Cavi i pensieri specchiano le cime
salgono rami nuovi da una gola
d’attese ‐ il cielo arriva dagli scuri
vene che pulsano sollievo ai muri
asfittici, c’è gusto in una fola
d’estro e sintassi e t’amo sì, di rime.