Cieli
Cieli
per giorni e giorni uguali,
svogliate e inaffidabili chimere
quando l’unico colore percepito
è un fondo di cravatta da indossare.
Li ho visti
aprirsi insieme in sincronia
coi fuochi dei sorrisi innamorati.
Ricordo ben d’averli anche indicati
a donna amore che mi stava a fianco.
Li ho visti
dall’alto dei vent’anni
vincere le nubi e all’angol relegarle
come educande umiliate e offese
mandate in fretta dietro la lavagna.
Cieli
che, incazzati, chiudono i battenti
e grandi e grossi si fanno metter sotto
dal primo accenno d’ingarbugliata pioggia
o dal malessere di questo loro figlio.
Li ho visti, poi,
rompere ogni plumbeo assillo,
apparecchiare feste sotto il sole
nel cuore d’attimo d’una felicità sublime
ed invitarmi a prender posto al desco.
Cieli
malinconie d’azzurro smascherate
che a farsi belli pelano le stelle
e scippano la luna da dietro le montagne
per obbligarmi alle romantiche manie.