Cinquantasei

Sono un concerto di porte che non si aprono mai,
di quelle che hanno ripudiato la chiave, la mano
che gli partorisce l'ospite, il passo che ne deflora
lo zerbino.Sono tutto quello che potrebbe essere
dentro se fosse sboccato e sbocciato, solare
e accogliente.  Ma stando dietro, dietro una porta
o un muro, arrotondo le mie trame, raccolgo
i miei capelli perchè pure quelli potrebbero sorridere
ad un colpo di vento. Così mi preferisco chiusa:
ognuno immagini senza riuscire,
la forma che hanno i miei divari.