Cinque Cento Cinquantaquattro
So già cosa ti diranno storcendo il
naso e portando gli occhi negli angoli
più consoni. Ti diranno che a sud
si pescano raggiri, ad ingegno o
a strascico non importa, ciò che è
certo è che la rete viene sempre su
inverminata. Che il sud è necessaire
di cicale ed afa, che le merlature delle
coste bacano il cervello e che proprio
quella tarlatura è gelida complice di
naufragi dal netto sentire. Ti diranno
che in fondo era prevedibile essendo
io sporca del mio zolfo da vulcano,
che il mio arrossire è stato lesto e
ladruncolo nell'infilare la mano nella
tua tenerezza. Ti diranno che fremevo
come un tentatore a sonagli sentendoti
arrivare per poi morderti col mio gusto
scialacquatore, che di questa terra
ho il battesimo, la coda e l'impalcatura
tutta squame, sirena senza emergenza
di cui è fin troppo noto il modus operandi:
chiamo, favorisco l'abboccare fingendo
bisogno o forse sete di asciutta libertà.
Ti diranno che stavo aspettando proprio
te sull'unico ginocchio del mare steso
al sole e sentendoti veleggiare da nord,
ho cominciato a frinire esponendo il mio
amo scintillante.Ma quando ti prenderanno
dopo il tuo trascorrermi dentro,
ti apriranno piano piano cercando il
proiettile rimasto conficcato:
scatola nera che registrò il maleficio,
le date e gli avanzamenti sull'acquisto
della tua carne, incantevole incanto.
Poi ti riaggiusteranno: due mani, forse
quattro. Una colata di buon cementino
di sutura da un lato all'altro dello
squarcio, falla al contrario da cui
verranno fuori saliva e aceto, ti daranno
una pacca sulla spalla, una frase e la
circostanza per riutilizzarla.
Rimontato il tuo splendido sistema,
butteranno via l'estratto, un budellame
tutto fatto del mio nome : tintinnerà nel
piattino come il dente non abile a rizzare
il capo, sobbollirà violaceo, come l'appendice
infiammata e spenta in tempo.
E ti diranno salvo, in corsia per la riabilitazione,
una convalescenza che saprà più di resurrezione
dalla mia croce intermittente, un faro che, a capolino
fra le onde della notte, ogni tanto emette voce,
poi silenzio, e così sbanda il rientro
a chi gli si è affidato
come al panneggio della Vergine seduta.