Cinque Cento Cinquantasei
La notte i gatti fanno come vogliono
e sulle terrazze, baldacchini solo bifore,
trabocchi senza l'onda, la bouganville
è riccia e callosa cresta di gallo.
" Chicchirichì domani ti sposo!
Ti solleverò in aria come una moneta,
testa o croce ogni tuo giorno, nel letto
c'è la zecca, ma non punge, certo non
sugge, però si gonfierà, un calzino
con più dita, come un guanto
per una mano che è moltiplicata.
La notte i gatti fanno come vogliono:
si azzuffano tra le siepi e verseggiano
con l'inghippo e la confusione della
radio mal sintonizzata. Bisognerebbe
drizzare l'antenna ai grilli. Ah, già!
E' già quasi tempo di grilli la sera
e dell'erba che chiacchiera nel buio
con se stessa: tutte quelle nere,
minuscole, agili comari, mollette
che schizzano da un'aiuola stesa
bene e vanno altrove. E' già
tempo di luna grossa in mezzo
al mare, strategico lampione fra
i divani verde blu degli scogli
capitonnè.Ed io? Io sono ancora
da qualche parte, correttamente
seduta in inverno, le spalle sotto
il golfino della solita paura, così
non mi ammalo e la corrente,
solo elettrica, sta rinchiusa nella
presa, tipo leone nella buca
al Colosseo. Ma quando poi
passo sotto le terrazze ed avverto
il frontale delicato dei bicchieri penso
siano folli a festeggiare fuori stagione
chè il freddo incalza e non c'è abbastanza
tempo per tutelare quel palcoscenico
con la cappotta dello " spostiamoci all'interno"
e, Santo Cielo, mancano cesoie e giardiniere
per sfrondare al tiglio la nuova acconciatura
ed il riso, guai a voi, va lasciato nel piattino: Ostia in
granuli da stipare per la prossima occasione.