Cinque Cento Novantuno
Il tuo cognome le resta inglobato
come l'osso romboidale, candela in
pressa, resta translucido, bianca
erezione nella seppia. Come la coda
fa corredo al cane e la vivace terminazione
alla lucertola dorata quando l'appello
della primavera le solletica il cranio
mimetico. Il tuo cognome è nel suo
corredo con le tazze della nonna,
il genocidio della solitudine, la
spazzola per i cavalli ed un sorriso
da aprile. Ed io che sono venuta a
spurgarlo con l'attenzione che si presta
alla lisca impalata nel boccone, faccio
fatica e mi dispero: sta sempre là,
avvinto al suo bacino, come il femore
all'ileo rincasa lungo e definito, incisione
da collare, targhetta in caso di smarrimenti.
Che se anche l'indossassi forse di due
taglie mi avanzerebbe: io, fantasma
malvoluto nella casa di uno spirito maggiore.