Cinque Cento Quarantatre

Sto bene, davvero.
Sto bene così, con i punti
dati al mio male  tutti in riga
e sull'attenti alla pagina,
ore quindici solitamente,
qualche volta anche dopo.
Che cosa vorreste fare?
Forse una sutura in braille?
Un accorato rammendo a
rilievo? Sentire il mio dolore
sotto bianco con tutto il palmo?
Una sposa smagrita dal tanto
amore che trapana la vestaglia
con un osso che alza così
tanto la voce da sembrare di
troppo , conto dispari,
non più  206. No, non è da
me. Non da me.
Io nascosta ed orizzontale
riesco a fare tutto ciò che riesco,
quando poi mi dicono che è ora
dell'alzabandiera, di mostrare
dentro le spalle le ali infilate
con grazia un po' di anni fa,
mi scuoto, protesto. Ho più
coraggio nella vigliaccheria, quasi
mi arrotolo e sbraito e mi raggrumo,
mi curvo e coagulo dicendomi ormai
in forma di insetto e solo terrestre,
che di anfibio non avrò nemmeno il
cuore nel giorno della comune
apnea.  Indicherei la schiena  e la
calotta turgida da cui non spuntano
certo prove di volo:io sto bene intessuta
a questa trama che chiede soltanto
di essere letta, ma nel suo letto.
Chè da sveglia avrà sempre freddo
ed il segreto è solo darle una cuccia.