Cinque Cento Sessantatre

Piegato nel mezzo il tuo nome è un boomerang,
la nave inabissata di prua che scodinzola al cielo
il deretano ancora asciutto, la luna che si fa pregna
nel quarto. Adesso che mi sta dentro come una
scheggia, come la spina fra lenzuolo e lenzuolo
di carne, non riesco a spurgarlo, o meglio potrei,
ma è dolce il dolore che viene quando, coricata
o all'in piedi per inerzia più che per vita,
lo sento ancora tagliarmi, così che non sia
liquido miraggio tutto il sangue che perdo
e perderò all'infinito perdendoti. Lenta, struggente,
rossa disidratazione: tu mio percolatoio dove,
scolando, mi spengo a morte e raffreddo.