Cinque Cento Settantacinque

La paura è un tafano di tanti anni,
ma quanti ne avremo quando staccheranno
al palco l'ammiccante carie dei fari?
A nanna fra gli archi vanno ali e zanzare e
sulle corde già preme la corsa dei tiri alla
fune. La luna è la gatta, ma sbuffa.
Emaciata teiera emette vapori da stireria,
via gli aloni e le piaghe, vecchio ferro
appiccato nel cielo, fai il tuo dovere
prima di uscire! Tutti gli anni che avrò
saranno salassi, la gioia raccolta dentro
il catino, dal mio corpo piovve già  troppo.
Una clip, una clip basterebbe a suturarmi
l'abbaglio. Oppure un ditale con la bocca
all'insù e qualcosa che mi raccolga  quando
sverrò, ma non verrò. Che brutto affare
oggi divento: liquame ed avanzo.
Poltiglia, sporcizia in frettoloso meeting
dietro una porta se, d'improvviso, l'ospite arranca.