Cinque Cento Tre
Tutto va via da me:la chioma,
scappellandosi, soldato a giorno,
perde appendici e annessi, taglio
veloce in collera con la sutura,
caduta a rilascio stagionale,
dosi minime, talvolta in suppurazione.
Ho malinconia delle voci alte
sulle grucce dei mercati, dei castagni
irrigiditi dall'eccitazione ventuno settembre,
l'aria in piedi sui ricci esplosi sotto
le gomme disattente dei viaggi,
un muro senza mare dove
tutto è mare. Ma vanno via da me
fasi e nomi, arti, periodi, carezze,
moncherini e protesi.
Niente resta in posa con convinzione:
mi provano, test da contenitore,
scivolano dentro e poi, voilà,
già guardano domani spiando
l'ago chiaro, l'indovino dell'apertura,
rabdomante di fori ed evasioni.
Eppure dovrei essere abituata
a certi esili : nemmeno io so tenermi
accanto se non per un istante.
Seduta allungo la mano fino
alla mia e con le gambe stesse
in posizione a scatto già mi abbandono.