Cinque Cento Trentanove

Ti basta sia oro, che spalanchi
le labbra alla corda  con cui pizzichi
il mestiere, Osanna al tuo verseggiare!
Ti basta una vanga, con petali e
terra fai quasi meglio che con carne
e capelli. La notte mi porta conigli,
giganti squittii e malvagi  mi mordono
i piedi cercando la via in cui tu hai
parola d'ordine e chiave. 
Ti basta sia lattea e  bronzea
di quel poco che il sole ormai sa
di me, praticamente la lozione  sul cassino
a fine anno . Sfinita, sgattaiolata dalle maniche
e dalla lana ho già tremori per la stagione
che avanza, i treni che adoro hanno
binari sistemati come costole a bordo
torace. Spezzarne una, incrinarla,
vedere come regge l'affitto ciò
che rimane, non basta, ora non più.
Sono il mio testimone, sono il celebrante,
la sposa, lo sposo, l'altare, l'addobbo,
la damigella, lo scambio, la promessa,
l'alzata del velo e poi il bacio.
Io sono di me tutta la mia cerimonia
e faccio fatica a spalancare le porte
convenendo sia numero e circo
questo bastarmi quando, depennandoti,
non ho nulla più che sia abbastanza.