Cinque Cento Ventisei

A Maggio potrei sembrarti guarita:
le guance affiatate col sole e la
fronte in pace come il lino
non ancora indossato,  gli occhi
schiusi dalla covata del sonno,
margherite esplose simmetriche,
capovolto il paio di gonne
hawaiane ad una tinta, i ragni
a pancia in su. A Maggio potrei
sembrarti tutte queste cose e
tante altre, il glicine e l'oleandro
non farebbero meglio di me.
Sai, ho saputo che qualcuno
adotta bambini mentre gli
Americani comprano stole dai
muri od infusi agli agrumi
staccandoli dalle bottiglierie
come da rami di vetro.
Ho saputo che hanno fatto
colloqui, migliorato la casa
e spazzolato il divano, intrattenuto
giudici ed ispettori con il racconto
della loro trama d'amore.
Adesso stanno alla finestra
per una cicogna dalle ali
spiumate e dal becco meccanico
grande quanto l'Osanna.
Fanno esercizio coi nomi
e scommettono baci sulla
capigliatura.  Lei non ha più
di un dolore, quell'ultimo finito
da due settimane non ha mai urlato.
Spenta la semina che sembrava
attecchita così bene là sotto.
Ma adesso la pancia è tutto
il cielo ed in un punto di quella scatola
è già cresciuta una stella cosacca:
la neve dentro lo sguardo va sciolta
più volte perchè dica mamma.