Poesia
Cinque Cento Ventisette
Domenica apriremo le bocche, carnoso solstizio,
sulla tavola aspettiamo il dong come capre col fischio.
La domenica è sonno ed ipnosi, sfaccendare di sughi,
sobbolire di tagli e di quarti tuffati nei brodi.
La domenica è madre di un Giuda:
amorevole gallina sul bordo del lunedì
che la spenna. Nella panciera tutta fiori, visite al
cimitero, nonni e televisori in sordina, già
freme il soldatino feriale. Vedi anche noi ci
portiamo la scadenza sotto la pelle così
come il giorno ha una gengiva più gonfia
e proprio là sotto accudita, insospettabile
Bruto, sta la notte che scava,
caterpillar di grilli e zanzare.