Cinque Cento Ventitrè
Non so cercare, cucire, vietare,
disdire, pregare, sfatare, mondare,
scusare, drizzare, relegare, fiutare.
Tutto ciò che mi vuole abile nelle
altrui abilità, facile nella facilità
che fa da un giorno o da più
giorni indovinare il sesso dei mesi,
mi trova bocciata, sbadata, negata,
rimandata, disarmata, svernata.
Io sono soltanto un ascensore
di passeggere di varie lunghezze
che dal silenzio arrivano al soggiorno
dei denti, la lingua un salotto e
corde vocali per abat jour: lette,
non lette, a ricreazione dalla mia
bocca, a volte albine, come certe
impunture nel cuoio, tratteggio
di cui non si sa la fatica per
indirizzarlo, capo e poi coda
sul delfino dell'ago, rigido
il tuffo e sincronizzato.
La mia sinistra è una grotta
e se ho parole da dirvi
la spalanco, esplodendo
dal sonno pendente
manciate dei miei pipistrelli.