Cipressi allucinogeni (al fotovoltaico 22 volts)
Impresso (in presso) 3
CipreSSI
Nella testa ho preso nei
PreSSI
Presso eSSI notturno
"light"
Birra bionda scura
"fright" bbb
Cicche attaccate al
Ramo (plesso)
D'un secolare pino
Razza
Ubi maior pisce di gatto
Lesso
"right"
Cipressi che non piangono
Mai lacrime di memoria
Sete elettrica emanano
Dalla garitta della loro
Spina per saetta
Del cielo furbo ottobrino
Curvo (su sé stesso messo)
Come culo di bambola bombola
Che penzoloni dondola
Fichi fioroni
"cright"
CIP CIP CIOP BIP gloria et
Mundi flop (py) disk cieco
Cipressi e carburatori
Spenti dolori vinti
A luci spente (del varietà) lucciole
Senza storia...al fotovoltaico
Aramaico maikol il seno
Di fieno d'una donna japanese
Emana stessa sete dei cipressi
Convessi fessi lessi impressi
All'aldilà
"cheese"
Allucinogenicità dei cipressi
(al fotovoltaico 220 volts)
= Autocommento =
I versi precedenti del poeta fanno parte di una delle sue poesie "fotografiche", che egli ha inserito ‐ insieme ad altre ‐ nella sua raccolta 2023‐2024. Ne ha scritte altre come questa, in cui il testo cioè viene corredato da foto scattate col suo android in giro per strada, oppure da foto (in genere di quadri) scaricate dal web. Non è possibile pubblicare la/le poesia/e insieme alla/alle foto sul blog ‐ per motivi prettamente tecnici, suppongo, non altro; no perchè gli amministratori dello stesso lo vietino. Nella fattispecie i versi originali (sul suo personal computer, un vecchio datato Compaq) sono stati scritti in un carattere (Bauhaus93) che in certo qual modo richiamano alla mente un gruppo sorto ad opera di Gropius in Germania nel periodo della Repubblica di Weimar (in cui operarono artisti come Klee e Kandinskij) e meglio si intonano alle foto che li accompagnano (scattate in luce diurna ma dopo il tramonto, per rendere volutamente effetto "allucinogeno", appunto...). Le foto dei cipressi (due) che accompagnano il testo originale sono state scattate lungo il viale che costeggia la grande (enorme) spianata di fronte al cimitero monumentale di Gallipoli, cittadina in provincia di Lecce sul litorale salentino (versante ionico) dove il poeta è solito recarsi spesso per svariati motivi. La poesia fu scritta mentre il poeta siedeva sul cordolo del marciapiede che si trova tra suddetto viale e una grande pineta di macchia mediterranea (circa 500 alberi, tutti pini) laterale rispetto al cimitero stesso, prima che egli si apprestasse ad approntare suo letto "vagabondo" sotto gli alberi: era la conclusione di una giornata a mare, trascorsa dall'altro lato del paese (nei pressi del borgo vecchio, la famosissima spiaggia del seno della Purità) e preluse a una calma, quieta e stellata notte di inizio ottobre, trascorsa sotto effetto di due birre naif. La suddetta pineta (che il poeta chiama cape Canaveral a rimembranza di certe vecchie imprese spaziali che non servirono a un cazzo tranne che confermare che marte fosse pianeta invivibile di colore rossastro, oppure che facciamo parte di altri mondi che si aprono verso altri mondi ed altri ancora) è diventata la sua casa di fortuna, quando soggiorna in paese, colà dove egli stesso appronta vere e proprie suite estemporanee dove dormire sotto il cielo e sotto le stelle...molto meglio di una camera d'albergo in fondo, ma soprattutto di molto (assai) più economiche. Viva l'arte dada e surrelista, viva Dalì e Picasso, viva Picabia e Breton, Apollinaire, Luis Bunuel e tanti altri artisti come loro: l'arte dada sconquassò il mondo in un periodo che di sconquassi planetari ne macinò a iosa, dopo la bella ed alquanto illusoria "epoque", scompisciò quel mondo tutto lustro dandogli ulteriore pugno nello stomaco, soprattutto dandolo alle accademie e alle schiere di accademici e cattedratici che sulle cattedre siedevano vergognosamente. Gli effetti di tale arte e impronte lasciate da suddetti artisti si sentono ancora nell'arte contemporanea ovunque come un vero e proprio "occhio che uccide".
‐ pineta "cape Canaveral", Gallipoli/Lecce, 6 ottobre 2023
da: Collected poems 2023‐2024