Poesia
CLXXV
Io non capisco, Signore, se veglio
o dormo poiché la mente caduta
è in garbuglio e solamente imbevuta
è di scompiglio e non confà al meglio
e manco al peggio, tal è lo tafferuglio
che prima ch’idea nasca è già sperduta
e qualsivoglia veduta è decaduta
ché in cervello impastato è intruglio.
Perché si esca da cotanto imbroglio
convien che ci fermiamo a dar di piglio
a snocciolar gl’ affari uno per uno.
Dapprima è mente a liberar d’incaglio,
cui core la costringe ad attanaglio,
non dando d’apertura segn’alcuno.