Poesia
CLXXXIV
Or lo cervello mio è lucido e sveglio
e son l’orecchie attente ad ogni dire
e gl’arti sollevati dal patire,
soltanto peso tengo ancor su ciglio.
Lo corpo tutto va incontro al meglio
che libero ora tutt’è nel suo agire
e nessun membro più sento soffrire,
ma ancora sol vista creami scompiglio.
Tra carezze di possidente nobil
donna e mamma, ancora a lungo resto
ad occhio chiuso ma, a mente aperta
cui forte volontà ciglia disabil
spinge alzarsi, onde lasciare scoverta
vista, desiosa il dolce volto mesto
mirar di nutrice, d’ansia coverta,
qual etere di nubi tetre attorta.