Con labbra di silenzio
E non so dirti perché mi siedo in questa sponda. Naufraga, nell'ignoto miracolo, consapevole.
E non conosco la pronuncia neppure come ti chiami Se solo ti chiamassi con labbra di silenzio.
Da questo luogo cieco in cui giace la sostanza senza scordare un'ora senza corpo, senza respiro.
Senza dimenticare mai che sei una cosa vera come un'ombra, e come un sogno ancora, trasformato.
Nei labirinti delle tue mani Nella venatura del tuo braccio Nell'osso nudo di te stesso.
Oltre e più oltre ancora la forza di venti maestrali scompiglieranno ancora l'essere intero di te, che ancora resti.