Con passi sotterranei

In metrò le diottrie
sono sempre meno,
fondo il corridoio, scuro
ventre di boa riempito
di ogni sorta di bestiole
frullate in bolo
rapprese
fino a schiuse sperate.
Bocche, appendono il sorriso
a odori di metallo
opaco e incandescente
come una lama asciutta
sopra un fiore.

I mitici lettori bevono
capitoli, prendendo fiato
in afoni intervalli.
Sobbalzano a stridii
ancora presi in loro coesistenze.
Altro è
il flusso d’inerti viaggiatori
col nemico sul collo
e ponti immaginari, fughe‐  
senza salvarsi mai.