Conto i tesori del mare
Conto i granelli di sabbia
che mi separano dal mare,
anelo le spumose onde
carezzanti la pelle ancor candida,
dal sapor di sale.
M'immergo nella bramata acqua cristallina,
liquido specchio del ceruleo cielo,
cerco conchiglie sulla rena e nel fondale,
onde poggiarle all'estasiato udito,
giacché fuoriesce il sussurro del mare.
Nell'opaco abisso infinito,
ne conto i sassi, tutti gli anfratti,
le stelle e i cavalli marini,
le radicate alghe sconosciute al sole
e viceversa;
i pesci dai mille colori,
purpurei coralli,
rarissime perle, in ostriche occultate,
dal biancor luminescente
o, all'inverso, d'oscura tenebra, tinteggiate,
ma maggiormente rare e pregiate.
Avvisto tesori naturali,
preziosi reperti depredati ad antichi velieri,
da quei battenti bandiera pirata o di corsari neri.
Riemergo in superficie, a malavoglia
e scrollo le mie chiome zuppe d'acqua,
intanto ch'al declino d'orizzonte,
rimiro la volta celestiale andar sposa al mare;
connubio sì perfetto che m'illude di sognare,
mentre il sole, accalorato,
fa il suo tuffo, all'imbrunire.