Coppa che sogna
Càliz que sueña
Por Roma pasò, Roma olvidò,
en olvido yace, al olvido lleva,
al olvido que aguarda entre amapolas amarillas...
misterio de brumas nuevas.
El pasado obsesionado sueña...
Agujereas el tiempo blanco.
Cantos hieràticos sostienen tu mensaje remoto,
Roma, unicidad que se queda,
voz sola del tiempo
Roma, piedra dibujada, piedra herida.
Copa de espejo inmòvil,
en la paz de tu agua gris llama una llave roja.
El abismo de tu onda quieta se desvanece en un fuego de silencio.
Coppa che sogna
Da Roma è passato, Roma ha già dimenticato.
Giace in oblio, all’oblio porta,
all’oblio che aspetta fra gialli papaveri.
Mistero di brume nuove.
Il passato ossessivo sogna...
Incidi il tempo bianco.
canti ieratici sostengono il tuo messaggio remoto,
Roma, unicità che rimani.
Voce sola del tempo,
Roma, pietra disegnata, pietra ferita.
Coppa di specchio immobile,
nella tua pace d’acqua chiama una chiave rossa,
dal tuo abisso e dalla tua onda quieta
che svanisce in un fuoco di silenzio.
Francesca Lo Bue
Da “Moiras” Ed. Scienze e lettere –Roma 2013 – pagg.62,63.