D'esser croce
Piange, 'l cielo,
forgiando in perle trasparenti
amare lacrime,
scendenti dal turbolento volto;
ineluttabil sofferenza...
Dell'umana alienazione, greve onta.
Acquitrini misti a fiori,
onde mondar ferite antiche,
ma tuttora sanguinanti,
sulla trascendente carne
di Colui che fu tradito, martoriato,
poi reietto e crocifisso.
Chiodi,
branditi pari ad armi,
fomentate dai peccati...
d'ei simulan sia reità si'aspetto.
Da disparate mani,
ribattut'in perpetuo,
ei trafiggon altresì 'l divin legno
‐ d'altrui sacral amor infradiciato,
in comunion a rosse macchie d'innocenza ‐
di cui l'incessante urlo,
inver tacito,
da chiunque inascoltato,
'l muto fragor della morte, squarcia,
rigettando, d'esser croce, propria colpa.