D(uomo)
Cammina, cammina
viso succube dei tuoi pensieri
tormentandoti di chi eri
e domandandoti di chi sei;
cammina, cammina
uomo travestito di allegria
immergiti di fantasia
per dimenticarti della tua nostalgia.
Cammina, cammina
viso dolcemente spaesato
perditi per le strade,
ricercando il cuor tuo perduto;
cammina, cammina
attratta dal luogo d’amore
di cui tutti parlano
ma non è quel di Milano.
Cammina, cammina
e fermati un momento
attendi il tuo messaggio
e fatti consigliar dal saggio duomo.
Cammina, cammina
ti perdi fra gli sguardi della gente
tutta sorridente,
ma d’un uomo ti colpisce tagliente:
cammina, cammina
fanciullo disperato
non hai ancor strada trovato,
e sogni amor scrutato.
Cammina, cammina
fanciulla scaramantica,
aspettando un codice da decifrar
riuscendoci a fatica.
Cammina, cammina
e divorati l’anima
per la tua bassa autostima;
cammina, cammina
e rimpiangi i tuoi errori,
irrimediabili orrori
della tua anima distrutta.
Cammina, cammina
e d’incrocio di due strade
parallelamente
due vite si sfiorano:
camminano e camminano,
a passo svelto
senza riconoscersi in volto
non gli interessa molto;
ma d’un tratto gli sguardi s’alzano
e per un secondo,
due gocce d’acqua combaciano;
fuoco d’artificio esplode al duomo
che osserva da lontano,
percependo qualche d’un pensiero;
e d’improvviso tutto si ferma
e due inermi esseri,
che si son persi
percepiscono di essersi ritrovati.