Da quel nativo verde amore
Mi vedo sotto questa terra
seme, al piede sterile di ciechi
al sole scuro di un inverno
ansante seme
ai tanti anni di fiume che si asciuga
e mormora qualcosa
di pietre arse.
Ai davanzali
piegatisi a rilento sui dirupi
vi vedo
case di spine
prive dell’ombra di una stagione amata
sapere la povertà d’armi e pani amari
il mietere di raffiche
che non rimettono fruscii, nemmeno una
di foglie da quel nativo verde amore.
Da oggi vi pianto alberi fino alla fine
come orma muta di sopravvivenza
strappata all’acqua dalle sabbie.
Da oggi in poi un diluvio
che non si placa ovunque guardi
davanti al passo
un altro istante di foresta
fisionomia di un ventre che si riempie.
(ispirata a "L'uomo che piantava gli alberi", Jean Giono, 1953)