Dai gialli piedi vecchi.
Dai gialli piedi vecchi,
rugosi e stanchi, il letto ha dormito
non bene questa notte,
le onde della sera si sono prese a botte
dentro le dolenti note di settembre...
perché nei sogni, vermi
rabbiosi affamati han stretto stomaci
un po' deboli di artisti,
cani randagi son scappati nelle strade
e ora i bambini gridano:
"Per quanto ancora resteremo appesi al niente
stringendo con i denti un minuto che comunque
andrà via, via per sempre?
Per quanto dietro gli acquazzoni delle gote
noi canterem parole vuote, oblii che ci incateranno
come tele lasciate a metà?"
I soli del mattino
si son persi dentro il grande stomaco
dell'orco dell'autunno,
le stelle delle notti che ci cullavano
l'hanno uccise i fucili dei lampioni.
E ci rimane il buio
dai denti affilati, gli occhi come cani,
ti spiano dall'alto.
Le canne mozze sparano dal tempo assassino,
come campane al tempo di settembre.
Perché se guardi bene,
dentro i campi coltivati non rimane
che le luci di trattori,
che le distese buie, rotoli di vita e fieno
e ora anche i bambini sanno...
"Che non per molto resteremo appesi al niente,
spaventati dalle figure insolite di spasmi trascendenti,
chiedendo con i denti...
perdono ai figli."
Lascio cadere quì
questo
putrido di pianto,
e rimango nell'ombra di un prato di camelie,
mentre mi crogiolo nel sonno!
Scrivo a te
un poco per amore
un poco per paura.