De’ ciurmadori
Ciurmador siam, che ciurmiàn per natura,
donne, e cercando andiàn nostra ventura.
Di casa di San Paulo siam discesi,
discosto nati da questi paesi;
ma qui venuti, siamo stati presi
da la vostra amorevole natura.
Noi nasciam tutti con un segno sotto,
e chi di noi l’ha maggiore, è più dotto;
se lo vedessi, vedresti di botto
le belle cose che sa far natura.
Piacciavi, adunque, da noi imparare
che mal vi possin queste serpi fare,
e come voi abbiate a rimediare,
che non vi accaggia ognor qualche sciagura.
Questa serpe sì corta e rannodata
come vedete, scorzone è chiamata;
quando ella è in caldo e che l’è adirata,
di punta passerebbe un’armadura.
L’aspido sordo è un tristo animale,
che dinanzi e di retro ognuno assale;
ma quando e’ vien dinanzi, e’ fa men male,
ancor che facci assai maggior paura.
Questo ramarro, grosso e ben raccolto,
piglia piacer di veder l’uomo in volto;
e di voi, donne, non si cura molto:
cosa che li ha concessa la natura.
Certi lucertolotti abbiam qui drento,
ch’assaltono altri dreto a tradimento;
e se da prima e’ non danno spavento,
riesce la lor poi mala puntura.
Quanto vedete, questa serpe cresce;
se la strignete, fra le dita v’esce;
poi con la pruova molto non riesce,
né può, volendo, offender la natura.
Stànnosi queste serpi fra l’erbetta,
sotto un sasso, o ’n qualche buca stretta;
sol questa grande di star si diletta
in un pantano o ’n qualche gran fessura.
Però bisogna aver gran discrezione,
quando a sedere una di voi si pone,
che non vi fussi fatto in sul groppone
qualche ferita di mala natura.
Ma se di lor non volete temere,
di questo vino e’ vi bisogna bere,
e questa pietra appresso a voi tenere,
e che la non vi caschi abbiate cura.
Così, ciurmate poi che voi sarete,
in ogni loco a seder vi porrete;
quanto più grosse serpe troverrete,
tanto vi parrà aver maggior ventura.