Della poesia, anima e corpo

Disagio mi procura la parola
che non plana così come vorrei
sull’alveo della mia poesia.
È come vedere un ruscello secco
assetato di quell’acqua equa
che dia verso al giusto scorrimento,
oppure il corpo d’una campana
tanto armonioso nella sua fattura
quanto privo d’anima, del suono.
Poeta sofferente allor mi appaio
e metto in discussione il tentativo
di replicare emozioni e farne dono.