Dentro Hope
Hope abita sotto il blu come tutti
solo che il suo è qualche tono più giù.
Lui parla una lingua sconosciuta ‐ ma non è quello‐.
Dice “siamo con noi” non è un'incertezza
“io sono te, tu potresti essere me”.
Ci crede: il dentro è uscito e intorno è così grande.
Perciò colpisce a ripetizione la tempia: pulsa la vita circolare dei gesti.
Il carillon della giostra meccanica dà vita a un balletto da burattino
senza un compagno, dietro al volo passato per lui e rimasto da sempre.
Un richiamo in un Fuoritempo dove ogni lingua è coro ‐è spiazzante‐.
Lo spartito lo leggono tutti ‐anche Hope trova la chiave‐.