Di luna

L'ho scelto: ora ho il mio banco, la sedia, il taccuino, il tarocco.
Un vicolo di vento è il suo cuore, ma so ripararmi e l'angolo è mio.
L'ho scelto per come mi specchio nella sua bocca da cui divino
quante gambe e guai fanno la mia vita.
L'ho scelto e sarò puntuale ad ogni istante della sua pelle, laverò via
il ritardo accumulato ai bordi, dalle sue braccia inizierà il mio calendario
finendo ai suoi premi. Il suo sangue sarà i miei giorni di festa, il suo petto
il lavoro, sul suo sterno la messa, spargerò il lutto dalla sua gola arsa
di un tetto ed un ricordo. Lui sarà la mia mensa, l'ora d'aria ed il buio,
la rotta, il passaggio, la stretta, il ponte e la misura.
La punizione, il fomento, la tregua.
Un solo corpo per sempre, dove pregare e morire, dove sta la culla e va anche la tomba.