Per chiamare il tuo nome devo amputare una lettera alla luna,
tamponarne il moncherino con la prima del tuo cuore.
Eppure le somigli: tu inizi dove lei finisce,
gibbosa spiga eretta nella messe inginocchiata.
E se la notte d'improvviso l'acceca,
lei sfarfalla ancora testarda, come una rossa pagliuzza nel catrame.
1 dicembre 2011
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La parola è silenziosamente rumorosa: spesso gli occhi sentono meglio.