Diveniam fuscelli

In questo mare d'intemperie che è la vita,
diveniam fuscelli, sbattuti in un fragoroso moto ondoso,
composto da gioie e da tormenti,
abbandonati sugli scogli d'ansiose incognite,
a cui non ha d'appartener risposta,
d'inquietudini occultate, mascherate da sorrisi
atti a negarle, cedendole all'oblio.
Impastati d'emozioni, sensazioni, rimorsi, rimpianti
per ciò che è stato,
creature umane perfette ed imperfette nel contempo,
somiglianti a Dio, per volere Suo.
Giovinezza derubata troppo presto
e timor per quel che è da venire.
Damocle ancor punta la sua spada sulla testa.
Fragile natura che s'affanna ad esser forte,
quando il vento contrario spira con furia e veemenza,
disseminando dolore.
Sottrae, la vita, più di quanto ha dato
ma, non paga, s'accinge a defraudare il senso
dell'enigmatica esistenza che ha parvenza di bellezza,
celando il male oscuro, sempre pronto a comparire,
sotto forme accattivanti,
in questo strano mondo, creato per amore,
dentro cui infidamente sguazzano inganni, falsità, ipocrisie,
oscenità, omicidi, sete di potere. Guerre fratricide.
Perso il rispetto, per sé e per l'altro,
che rimane a far, d'un corpo e sangue umano,
un vero uomo che possa aver orgoglio di se stesso?