Dove le onde, in sincronia perfetta

Come quando non ho voglia di fissare altro
se davanti ho il sorriso di un bambino,
allo stesso modo, se il mar m’è lì di fronte
non guardo quasi mai il cielo su di me.

Ma quel meriggio di settembre fui distratto
dal fragore di un tuono impertinente
che decretava cosa buona e giusta
rinunciare all’idea di andare a pesca.

Ricordo astruse forme di nuvole  obese
abbassarsi sempre più e mostrare il ghigno.
Non ebbi paura neanche d’un vanesio lampo
che vidi contorcersi fino al confine del tempo.

Così, dalla mia duna preferita
scesi giù con calma verso la battigia
dove le onde, in sincronia perfetta,
muoiono di bellezza e nella bellezza rinascono.

Fresche, or mi lambivano or mi toccavano
i piedi offerti come pegno della mia fedeltà.
Non so per quanto tempo feci sosta
su quella striscia d’imperdibili miracoli.

A sera mi fu detto di un forte temporale
con acqua a catinelle e a fare danni.

Non era stata la mia acqua…

*
Roma, 07/10/2020