Due bambini noi (4mani con Giuseppe Iannozzi)
Da un po’ ha smesso di venir giù
la pioggia, e la sera già si sta spiegando
col suo impenetrabile sudario;
nei cortili s’adagiano le ombre furtive,
nascondono tombini, rivi d’acqua,
canali di scolo e ogn’altra cosa.
La città un labirinto di auto,
e io parcheggiata in stazione
aspetto in quiete inquieta
il treno.
Mi torna in mente l’età lieta
di quand’eravamo poco più
che bambini;
tu per andare da tua nonna
passavi in bici davanti alla rete
del mio giardino ch’era
quasi un tutt’uno
con quello di edere e di ortiche
in stazione, però mai curato
da alcuno.
Con me ti fermavi sempre a giocare,
spesso erano capriole fra l’erba alta
e risate di gioia a sfidare il cielo,
altre volte però mi riempivi
di buffetti sulle guance
e di rabbiosi piccoli baci sulla nuda pancia;
con voce rotta mi chiamavi
più e più volte Respiro di Primavera,
Respiro di Primavera…
Quel tuo modo un po’ strano
di volermi proteggere a tutti i costi,
anche dal tuo amore, non lo so
ancora dimenticare. Ma mio desio
era sol quello di non farti andar mai via.
Chissà, chissà dove sei adesso,
chissà se in questo momento mi pensi un po’.