Due Cento cinquanta

La nostra congiuntura ha il trotto di un cocchio
che giubila in processione, il cuore è un bel
martire dai riccioli fermi, dorato di spine. Noi siamo
la più nuova congiura all'infelicità, ai dinieghi, alla polpa
scarnificata dei sorrisi mai restituiti.Una biga che ha
attraversato arene ed arnie di vociaccie che non ci
volevano insieme, operai e comandanti, nostromi
e timonieri.Chi sa il nostro indirizzo, sospetta anche
la nostra comunione: io che vengo al tuo altare  con
l'imperizia del bianco che borda il tuorlo del si
che ci concederemo. Ho infranto l'albume  che raggruma
nel letto prima del sole: io voglio la notte se schizza in piedi
al tuo nome, un fiero soldatino con il tuo odore,
polluzione del pomeriggio già grande.