Due Cento diciassette
Vorrei essere stata i tuoi giorni di resa, quelli di vittoria.
Essere stata scritta da qualche parte sui muri delle tue
stanze, un piccolo appunto nero mai letto, l'orma di un
chiodo non messo, il guanto di un lombrico non ancora
svezzato.Starmene con il dettaglio di un dito sui piatti
senza occasione, sulle posate senza ospiti, sulle lenzuola
ancora rigide di verginità. Vorrei essere stata la profezia
della mia venuta, portata davanti al tuo uscio, preda nella
bocca del gatto, a peccare sullo zerbino con un segno,
un regalo ucciso per farmi regalare la tua attenzione.
Vorrei essere stata ingoiata già ieri dalla luce tonda
della tua casa, un'ostia offerta alle mie ossa in attesa.