Due Cento dieci

Di te mi diranno le solite cose, che hai uncini, pozze
seminate nel sangue con talento di trappole, divieti
ai giorni di festa,  naturale inclinazione per quelli
di tormento. Ma più mi inibiranno alla tua carne,
più verrò nuovamente alla tua traccia.  Che strana
combinazione ci ha uniti! Ancora si interrogano
sulle rotazioni da compiere per scassinare il
segreto di tanta resistenza, li vedo delineare
le nostre sagome ed una rosa di gesso
dove cadde il mese del nostro incastro.
Giustappongono i bordi, tentano di sovrapporci
e combinarciper incriminare la sbavatura
con cui una  rientra nell'altro. Ma cento delle loro
mani non basteranno a trovare l'angolo che ci
pareggia ed aziona il funzionamento.
Di te mi faranno le solite dimostrazioni: qui
nasce l'inganno, lì la breve durata. Ma io
ti voglio per come mi sfuggi, per il tuo segnale
di attacco, quando sleghi i tuoi mali come una muta
di cani sguinzagliata a stanarmi. E, scioccamente,
tu credi ti stia correndo davanti quando invece ti
seguo e già vedo le mosse di cui innamorarmi.