Due Cento novantadue
Oggi non scrivo. Niente. Oggi non ho doglie di
parole ansiose di sbirciarmi dall'esterno, di
provarsi fortunate o meno a seconda di
cosa metteranno prima in bocca al mondo:
la testa o le gambe. Avrei orrore se una sola
di esse si voltasse nella mia direzione credendo
di riconoscermi radice del baccello.No, oggi
non ho febbre di punti e di lettere, sono nauseata
da questi trabocchi che scaldano la pagina e
a cui abboccano gli occhi in cerca di avventure
nere. Ho la colla dei precedenti assaggi ancora
inchiodata sotto le dita: hanno spaesato ogni
mio pensiero accasandolo con un letamaio.
Mai si sono chiesti se vi fossero boccioli
da scrostare. No, oggi non scrivo.
E questa che vedete: la serpentina di vagoni
sputati senza tragitto, è soltanto un corteo
funebre, potete anche leggerlo al contrario,
cominciate dai partecipanti per arrivare
ai tre rintocchi di campana. Giusto!
Forse state cercando la salma.
Sbagliate posto, sta dall'altra parte.
Quella che dice di voler stare in silenzio
e ancora sta alla cerimonia, quella là
proprio è la morta.