Due Cento novantatre

Cercavo un soggetto da mettere in cima
alla piramide, uno spaventapasseri per
il mio orto di cinque punte, una giostra
intorno alla quale far correre parole
per il mio palio. Poi mi fecero notare
che potevo essere io il giostrante,
lo spauracchio, il soggetto e la carne
cattiva addentata dal contadino. Io e
le mie sanguinarie svendite di lettere,
di predicati disossati fino all'anemia,
di letti satolli di linee e trasfusioni.
Io, dunque proprio io, posso essere
a capo di questa masnada che schizza
dalla mia bocca senza emettere neanche
un suono, che si impala sulla pagina per
poi essere disseppellita e sistemata
in loculi chiamati chissà memorie, pensieri,
distrazioni, detrazioni.Io devo redarguire
il mio gregge quando starnazza cose che
non dovrebbe ed imporgli all'improvviso
una tosatura nel mezzo del gelo, vederlo
rachitico e punirlo della lanugine in cui
si insinuano le cose migliori, perle come
zecche, espatriate da ribelli. Là, nella
loro pancia nera di sangue starà
tutto il mio discorso.