Due Cento ottantuno
Vi capisco e non vi biasimo quando provate
a rivoltarmi per vedere se ne esce qualcosa.
Se non avrò tasche quando lo rifarete, spererò
almeno che in un'ansa di pelle sia nascosta
un'inezia, che so, un talento seminato dieci
anni orsono, o anche una gruccia, un baffo,
uno stiletto.E comprendo oggi meglio la
vostra delusione quando, dopo avermi
scrollata non so quante volte, contate sul
pavimento le stesse fratture, i ciottoli che
erano già nell'appello e polvere di routine,
ma niente di nuovo, un paletto, un giorno
di festa, un grembiule. Non posso lamentarmi
certo della vostra costernazione: anche io spesso
mi chiedo come chiameremmo bordo il bordo
senza il bordato e buccia la buccia senza ciò
che là dentro va sbucciato. Dunque che nome
spetterebbe a me che sembro pesante ma che
a testa all'ingiù mi rivelo più vuota del vuoto?