Due Cento sessanta
Ora mi vogliono ed io, capricciosa, sputo
il mio no ad incredibile distanza, un nodo
umettato, corvo nello stagno, il becco lo punge,
l'ala lo stonda. Che mira, guardatemi! Ho sparato
al mio promesso! Merito stellette e cicche ancora
mestruanti sulle nocche, così mi caveranno il nome
e l'assassino. Chi si abitua senza cielo non vuole
che una tomba sugli occhi. Una voce mi rincorre,
salta la corda, saltato il fosso: " Sciocca! Che hai fatto?
La tua occasione ha posa di falena, d'immortale solo
il senso, tutto il resto è peccato, dannato, sbagliato!"
Sono cieca, non ho anelli ma catene, la cura è
bisbetica e malata, al letto preferisco la fionda,
al grembo condito una brocca. Ora mi vogliono
ma io non rispondo al richiamo, la caccia è
aperta, sono sulla bocca di flutti, sul seno dei
tronchi, dai nidi mi fanno un gesto, mimano
in apnea il mio annegamento. " Più avanti!
Più avanti! La felicità sta scappando! Sei lenta,
sii lesta! Non femarti a raccogliere il passato,
non serve più a niente!" I frutti scrollano le
bucce. " Sciocca!" Ripetono " A vevi solo un'occasione
di lanciare il tuo bouquet e l'hai sporcata, non una sola
veste, nascondendoti, ti risparmierà la vedovanza".