Due Cento sessantanove

Chi verrà da me quando ti avrò salutato?
Forse la beccaccia spaurita e fuggitiva o
la terrosa tortorella? Forse una crociera di
merli a mezz'aria o una gruccia di rondini
appena svezzate? Chi busserà alla mia porta
con zucchero e caffè per tenermi nero il
pomeriggio già scurato? Io non so
stare dove non c'è un angolo che ti ricordi,
una gobba del giorno  che ha studiato curvo
le tue mosse ed è ora sgorbiato.
Chi resterà ad aggiustarmi la notte?
A prendere le misure del mio disagio,  a
rimboccarmi il sonno rabboccato ieri l'altro
con il tuo nome? Dal tuo corpo come imbuto
ho filtrato la mia stagione. E se andassi io,
mi troveresti comunque là, nell'asola dove
si è infilata la tua ombra a chiudermi, una cerniera
di carne di cui nessuno sa la combinazione.
Il più talentoso fra i furfanti non scardinerà
questa natura che ci fa tutt'uno senza mistero.