Due Cento sessantatre
Sono autodidatta di periodici disastri, lunga
coda ebbe il mio apprendistato alla scuola
dei vinti, dei pianti. Io avviluppo con grande
talento giorni neri a giorni più scuri, mi piace
l'odore che fanno i malanni, la pubescenza
rossiccia di un taglio appena sfornato,
quando la carne divorzia dalla metà a
cui era fusa così velocemente da non averne
memoria, solo un panorama, una vista
sull'argine che le somiglia. Io indago e
condanno la gioia disponibile nei bordelli
delle vite perfette, indico concorsi annuali
al migliore perdente e sono io al podio
quasi sempre puntuale, mi immortalano
spesso in mia compagnia, la coppa di veleno
pesante fra le braccia, una culla a rovescio,
una tomba in festa. Sono maestra di naufragi
o di ammaraggi. Chi viene con me, sa quanto
dura breve un sorriso ma ha più esperienza
dell'ombra, che il sole non è mai una certezza,
la minore fra le nuvole è un gigante sul
raggio, un Caino è la pioggia
alla gola della stella.